Lo dichiarano Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore auto, Vincenzo Tortorelli, segretario generale Uil Basilicata, e Marco Lomio, segretario generale Uilm Basilicata, al termine dell’incontro tenutosi presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
“Per la fabbrica Stellantis di Melfi - spiegano Ficco, Tortorelli e Lomio - abbiamo accolto con sollievo la conferma dei cinque modelli sulla futura piattaforma medium, ma chiediamo che si prenda in considerazione la possibilità di produrre anche vetture ibride e quindi non di focalizzarsi esclusivamente sul full electric. A detta di Stellantis la capacità iniziale dello stabilimento sarà pari a 40 vetture per ora, ossia a 260.000 vetture anno, ma un numero del genere sarebbe difficile raggiungerlo con vetture esclusivamente elettriche, che stanno facendo molta fatica ad imporsi fra i consumatori, tanto da indurre ad un approccio più equilibrato e gradualista perfino la politica europea. Per le stesse ragioni chiediamo di prorogare al massimo la produzione degli attuali modelli con motorizzazioni più tradizionali”.
“Resta in ogni caso da affrontare il problema più drammatico - affermano i sindacalisti della Uilm e della Uil - che è quello dei lavoratori dell’indotto, che ammontano a circa 4.000 persone a fronte di circa 5.500 dipendenti diretti di Stellantis. Ebbene per loro chiediamo meccanismi di passaggio dalle imprese che perdono le commesse a quelle che le vincono o che le reinternalizzano, nonché più specificamente a Stellantis un atteggiamento di responsabilità sociale verso un tessuto industriale che è mono committente. Infine appoggiamo la richiesta della Regione Basilicata di abolire il costo di utilizzo della cassa integrazione, cosa assolutamente urgente per le imprese che versano in maggiore difficoltà”.
“A Melfi come altrove - concludono i sindacalisti - abbiamo conquistato con le forze sindacali una missione produttiva per i prossimi anni, ma ci sono aspetti del piano industriale che vanno migliorati e da soli non possiamo farcela, tanto più che le ricadute occupazionali della transizione elettrica saranno pesantissime, nel migliore dei casi quantificabili in una perdita del 30% dei posti di lavoro. Occorre che il Governo adotti quanto prima le proposte scaturite proprio dai tavoli tecnici del Mimit, condivise da sindacato, imprese e istituzioni, a cominciare da quelle relative al rafforzamento degli ammortizzatori sociali e allo sgravio dei costi dell’energia. Speriamo che la articolazione del confronto del tavolo automotive stabilimento per stabilimento, distretto industriale per distretto industriale, possa dare finalmente concretezza alla discussione col Governo e con Stellantis, abbandonando chimere e rimpianti, concentrandoci piuttosto sugli aspetti più problematici del piano industriale e della transizione all’elettrico”.