Le condotte sarebbero state commesse mediante telefonate e messaggi, inviati attraverso le più note applicazioni di messaggistica istantanea. Oltre ad apostrofare la rivale in amore con epiteti ingiuriosi, l’indagata avrebbe anche intimato alla donna di allontanarsi definitivamente dal marito, altrimenti sarebbe stata raggiunta da soggetti inviati appositamente per farle del male. In un caso, la donna avrebbe anche contattato la madre della vittima, chiedendole, con toni minacciosi, di intercedere affinché sua figlia interrompesse i rapporti sentimentali con suo marito.
Le condotte persecutorie avrebbero causato alla vittima un perdurante e grave stato di ansia, accompagnato dal fondato timore per l’incolumità propria e dei prossimi congiunti e l’avrebbero costretta ad alterare le proprie abitudini di vita, per timore di incontrarla per strada ed essere aggredita dall’indagata. Il reato, inoltre, è aggravato dal fatto di essere stato commesso avvalendosi di strumenti informatici e telematici.