Mercoledì, 17 Gennaio 2024 10:34

Da EIPLI ad Acque del Sud SPA cosa cambia e quali prospettive per la Basilicata.”

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Dal 1.1.24 entra nel pieno delle sue funzioni la nuova Società denominata “Acque del SUD” SPA che di fatto subentra all’EIPLI (Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia) istituito con Decreto L.vo n. 281 del 18 marzo 1947 e s.m.i , integrato nel 1952 con la legge 1005 che estese le competenze di tale Ente ai territori di 20 Comuni dell’Irpinia.

Risulta utile ricordare che con il D.P.R. del 18.04.1979 a seguito del trasferimento alle Regioni delle materie “irrigazione e trasformazione fondiaria” furono assegnate alle Regioni Puglia, Basilicata e Campania, i beni e il personale, ed alcune funzioni c.d. residue quali la progettazione, la esecuzione di opere idrauliche di seconda categoria riguardanti i bacini interregionali, la manutenzione di opere di propria competenza compreso studi e ricerche connesse alle medesime funzioni assegnate.

Siamo di fronte ad una rilevante novità che chiude una fase storica, caratterizzata anche da periodi di gestione straordinaria ed apre alla nascita di una struttura di area vasta contraddistinta da una governance nuova ma in totale controtendenza rispetto agli orientamenti attuali.  In un momento in cui è in corso una delicata stagione di riflessione politica su come migliorare il modello vigente di federalismo si opta per soluzioni che vanno in direzione diametralmente opposta prevedendo una preponderante o quasi esclusiva, presenza ministeriale e quindi di centralizzazione. Si apre ai privati e alle Regioni viene assegnata una quota residuale, non superiore al 5%.

Il nuovo CdA di Acqua Sud SPA sarà composto da 7 membri di cui due nominati tra il Mef e i Masaf, uno dal Ministero delle Infrastrutture e trasporti, uno dal Ministero del sud e della coesione territoriale e i restanti componenti nominati dall’assemblea dei soci tra cui le Regioni Basilicata, Campania e Puglia.

Tale premessa è utile per rimarcare alcune sostanziali e impattanti tematiche che si aprono a seguito di tale scelta del Governo Meloni.

La prima riguarda l’ambito gestionale, che auspichiamo si caratterizzi per la sua efficacia e la conseguente efficienza in modo da garantire funzionalità e servizi di qualità, ma soprattutto ci aspettiamo che tutto ciò avvenga in quadro di sostenibilità economico-finanziaria ovvero di congruità ed equità delle tariffe e dei canoni a partire da quelli irrigui, sempre più vitali e strategici per il settore agricolo in particolare nelle aree ad agricoltura intensiva e di pregio.

In breve, siamo interessati e vigileremo affinché la nascita di Acque del Sud generi maggior efficienza, elevi la qualità dei servizi connessi alla risorsa idrica, rivolga la necessaria attenzione a tutto il patrimonio infrastrutturale a partire da quello per l’accumulo e il trattenimento, ma soprattutto operi in un quadro di sostanziale invarianza economico-finanziaria e dei costi.

Come CIA esprimiamo una qualche preoccupazione per il ruolo residuale che nel nuovo assetto di governance viene riservato alle Regioni, tra cui, in primis, la Regione Basilicata.  Tale residualità di certo non aiuta a definire né le relazioni né i piani industriali men che meno la pianificazione e la gestione ed il controllo e la relativa distribuzione della risorsa idrica. Per questa ragione a nostro parere è necessario ed urgente individuare da subito terreni di nuove intese tra le istituzioni centrali e locali, queste ultimi interlocutori primari ed imprescindibili in quanto espressione dei territori fruitori e destinatari dei servizi oltre che luoghi nei quali bisogna garantire adeguati interventi e virtuose soluzioni finalizzate alla tutela e alla preservazione della risorsa acqua.

A parere di CIA Agricoltori Italiani, si profila l’esigenza di porre rimedio agli assetti distonici della neonata struttura prevedendo forme di collaborazione strutturata con gli attori locali.  In particolare, considerato anche il tema della materia concorrente, riteniamo che la Regione Basilicata debba proporsi e chiedere tramite appositi accordi interistituzionali, di co-programmare e partecipare alla predisposizione dei piani d’investimento e di adeguamento delle infrastrutture e dei beni strumentali prevedendo l’introduzione di nuove e moderne tecnologie in grado di valorizzare sempre più la risorsa acqua.

Particolarmente importanti, in questa ottica, saranno gli investimenti destinati alle strutture per l’accumulo, l’adeguamento, l’ammodernamento, l’ampliamento e la rifunzionalizzazione delle infrastrutture per il trattenimento e quelle per il vettoriamento e la distribuzione delle acque.

Per la Basilicata tali investimenti sono vitali in ragione del copioso numero di dighe/invasi in gran parte funzionali, altri da adeguare ma altrettanto strategici, (alcuni a regime ridotto) e con una capacità di accumulo di oltre 900 milioni di mc di acqua annui.

Quelle di competenza dell’ex-EIPLI oggi “Acque del sud SPA” sono 10 e sottendono ad una capacità di invasamento di poco superiore ai 500 milioni di mc annui.  

Tale situazione di contesto connessa alla delicata fase che stiamo attraversando, fortemente condizionata dai cambiamenti climatici e dal verificarsi di eventi estremi sempre più ricorrenti, che generano danni e consistenti perdite economiche in specie per il settore agricolo, richiama tutti ad adoperarsi per contrastare tali fenomeni con soluzioni di mitigazione e adattamento innovative partendo e dando priorità proprio agli invasi e a quelle destinate alla razionale e controllata distribuzione.

Oggi diventa essenziale poter contare su strutture di accumulo (atteso che solo l’11% dell’acqua piovana viene trattenuta) e su reti di distribuzione sempre più efficienti, su soluzioni produttive meno idro-esigenti concentrando l’attenzione su moderni investimenti sul versante del riuso, del riciclo, della fitodepurazione tutte soluzioni queste finalizzate ad accrescere le disponibilità di acqua a costi ridottissimi.

Per tali ragioni è necessario migliorare il sistema degli invasi e trattenere volumi di acqua proporzionati al fabbisogno reale che possiamo ricavare, dagli schemi idrici lucani, i quali forniscono servizi essenziali ad oltre 4 milioni di Cittadini e a circa 100.000 imprese, a partire da quelle del settore agricolo, per passare a quelle del turismo, quelle industriali ed elettriche.

Proprio su questo ultimo punto, quello della produzione di energia idroelettrica o da altre fonti rinnovabili, si apre l’ulteriore campo da esplorare e mettere a valore quale nuova frontiera di un modello di sviluppo che deve guidarci nel processo di transizione ambientale ed energetico favorendo sostenibilità e produttività e posizionando la Basilicata fra le Regioni più avanzate sulla creazione di plusvalenze economiche sul versante della green e blue economy.

Tutto ciò richiede visione e progettualità, oltre ad un ampio, pluriennale ed organico piano di interventi che tenga conto dell’apporto della risorsa idrica garantita dalla Regione Basilicata al sistema paese.

Ciò va fatto partendo dall’esigenza di efficientare tutto ciò che si colloca a monte della fruizione, privilegiando gli interventi sulle strutture che ne permettono la raccolta, l’accumulo ed il contestuale rilascio/distribuzione in modo organizzato, regolato e controllato e ambientalmente ed economicamente sostenibile.

La Basilicata al netto degli assetti Istituzionali di “Acqua del Sud SPA” e della relativa governance deve rivendicare la centralità e le funzioni del proprio territorio nel quale si materializzano le strategiche operazioni di invasamento e stoccaggio e quindi di produzione della risorsa idrica.

La Basilicata, che dispone di questa straordinaria risorsa che è l’acqua, deve posizionarsi quale avamposto Istituzionale capace di metter in campo tramite soluzioni condivise e concordate, una efficace progettualità per la realizzazione di opere e di piani di manutenzione, in grado di garantire in modo strutturale l’asservimento idrico alle comunità, alle imprese e ai territori.

Senza questa progettualità e questa impostazione si rischia di perdere una ulteriore storica opportunità.

A partire dalle Istituzioni, dalla politica, dagli organismi di rappresentanza e dalla società civile è nostro dovere fare uno sforzo collettivo affinché si apra una nuova stagione di crescita e sviluppo del nostro prezioso territorio.

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